Tu non mi conosci.
Per esempio, credi che io sia in camera mia al piano di sopra a fare i compiti. Sbagliato.
Non sono in camera mia. E non sto facendo i compiti.
E anche se fossi in camera mia, non farei certo i compiti, per cui ti sbaglieresti lo stesso.
Non hai capito niente?
Arrangiati.
David Klass
Crediti
teatro per i bambini – dagli 8 anni
di Febo Del Zozzo
con Febo Del Zozzo, Agnese Del Zozzo, Sofia Del Zozzo
scene e suoni Febo Del Zozzo
costumi Bruna Gambarelli
video Lino Greco, Bruna Gambarelli
cura Federica Rocchi
produzione Laminarie
con il contributo di Regione Emilia Romagna – Assessorato alla Cultura
e di Provincia di Bologna – Assessorato alla Cultura
Prima rappresentazione 8 novembre 2008 Teatro delle Briciole di Parma, Festival Zona Franca (primo studio dal titolo Formato 1/16) poi in versione definitiva 27 marzo 2010 Koishikawa Annex Museum, Tokyo University, Giappone.
Tu non mi conosci ci pone delle domande. Ci chiede di guardare meglio, di stare più attenti. Quello che credevamo di conoscere, sta cambiando forma.
Tu non mi conosci inizia da questa idea, alla ricerca di forme che cambiano. Nello spettacolo, due corpi diversi, quello di due bambine e quello di un uomo disposto ad ascoltarle, portano in scena la trasformazione, quella inconsapevole della materia e quella coraggiosa della crescita.
Lo spettacolo si ispira al testo Tu non mi conosci di David Klass, di cui conserva però soltanto l’incipit. Il lavoro si affida prevalentemente a un linguaggio gestuale e fisico, dove suono e video accompagnano le azioni che le due attrici bambine eseguono in scena. I quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco) sono attraversati come stati di una materia in continua trasformazione, quali sono le fasi della crescita e dell’adolescenza. In Tu non mi conosci, le due bambine rivolgono un atto di accusa nei confronti del mondo adulto, rivendicando un loro spazio autonomo di espressione e una necessità di attenzione. Lo spettacolo si esprime attraverso immagini simboliche e una gestualità che a tratti si avvicina alla danza, percorrendo il territorio sottile del linguaggio del teatro contemporaneo.
Tu non mi conosci, dopo un primo studio dal titolo Formato 1/16 presentato al festival Zona Franca al Teatro delle Briciole di Parma nel 2008, e dopo una residenza presso il Torifunebutohsha Theatre di Tokyo, ha debuttato al Museo Koishikawa Annex di Tokyo nel marzo 2010 in collaborazione con UMUT – University of Tokyo, ed è stato presentato in prima italiana a DOM La cupola del Pilastro nell’ambito del festival Bolibrì organizzato dalla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna.
PRESS
La pièce Tu non mi conosci di Laminarie è interpretata da Febo Del Zozzo e dalle sue due figlie Sofia e Agnese. Non è molto frequente in Giappone vedere un’opera interpretata da un padre e dalle sue figlie; e la sua messa in scena in uno spazio teatrale che presenta numerose restrizioni – per terra in un edificio di legno, circoscritto da sessanta spettatori – costituisce un’eccezione nell’epoca d’oro del teatro commerciale, che è la nostra epoca. Per gli spettatorivgiapponesi che hanno saputo coglierle, le connotazioni simboliche racchiuse in questa pièce interpretata da una famiglia erano molto interessanti. Se la struttura narrativa della pièce non è strutturata al punto da poterla definire un racconto, non di meno la ricchezza delle numerose citazioni, tratte dai miti, provvede alla solidità della sua composizione. Così, il monologo di apertura basta da solo a indicare il modo in cui l’intera struttura della pièce è sottomessa al quadro formale del racconto. Se fossimo stati cristiani occidentali, ci saremmovsicuramente ricordati il prologo del Vangelo secondo Giovanni: “In principio era il Verbo”. Per quanto possiamo giudicarne, la trama principale dello spettacolo è costituita da una visione del mondo ispirata alla teoria aristotelica dei quattro elementi. Su questa trama si intersecano, come i fili di un ordito, motivi ben noti tratti da miti occidentali antichi. Così, la fucina di Prometeo, il filo di Arianna, i festini di Bacco, Eolo con le guance gonfie che insuffla la prima materia, la forza dei Titani, sono i motivi che servono a tessere questa ricca stoffa […]. Infatti, il gesto con il quale la bambina allarga le braccia per misurare all’auna (secondovun’antica unità di misura) il filo rosso teso davanti a lei, riprende il racconto tradizionale, all’inizio della Genesi, secondo il quale il Creatore allargò le braccia per stabilire le dimensioni del mondo. Sarebbe eccessivo vedervi una filiazione che arriva fino alla creazione come se la immagina William Blake? I quattro elementi (acqua, vento, terra e fuoco), i quattro fiumi del Paradiso evocati dai quattro fili rossi, così come le quattro generazioni della vita formano il motivo centrale intorno al quale si tesse questo racconto della creazione del cosmo;vracconto reso attraverso i gesti – violenti in certi momenti, naturali in altri – delle due bambine in tenuta scarlatta accompagnate dal loro padre. […]
Yoshiaki Nishino, in Ampio Raggio n. 1