Quando cambia la pelle, un serpente è come un bambino. Quando infatti un bambino ha finito di crescere, lascia il grembo materno. Lascia la madre e il suo grembo e ne scivola fuori. Il serpente fa la stessa cosa. Assomiglia al bambino, che scivola fuori. Scivola fuori dalla sua vecchia pelle. Il bambino cresce per nove interi mesi. Al decimo, nasce. Scivola fuori e lascia la sua pelle (placenta) dietro di sé. Proprio lo stesso avviene con il serpente, che abbandona la sua pelle. E’ come il bambino che vien via dal grembo. Il serpente abbandona la pelle, e il bambino la placenta. Così pensano gli Zulù.
Crediti
con Beatrice Cevolani, Ulia Movio, Alice Padovani, Federica Rocchi, Carlotta Rovinetti e con Vincenzo Bonaffini suoni Febo Del Zozzo, Luca Ravaioli scene di Laminarie realizzate con Ass.ne Cascina Valdapozzo costumi Bruna Gambarelli regia Febo Del Zozzo drammaturgia Bruna Gambarelli organizzazione Federica Furlanis
Prima rappresentazione 18 aprile 2002, Galleria d’Arte Moderna, Bologna. Nell’ambito del Festival Internazionale sullo Spettacolo Contemporaneo Non io (arte in mancanza di soggetto), curato da XING. Il primo studio Bisce viene presentato il 14 ottobre 2001 nell’altana del Teatro Comunale di Casalecchio di Reno (BO)
SERPENTI
Strategie di avvicinamento all’obiettivo:
Il serpente vive nel regno sotterraneo (geysers e vortici iniziali?).
Cinque figure femminili.
Il serpente: maschio e femmina, vita e morte, bene e male, guarigione e veleno.
Il serpente: marito di tutte le donne.
Una composizione sonora attraversa la rappresentazione e si realizza nell’unione di suoni elettronici e voci femminili.
Composizione ipnotica?
E
BISCE
Tutto inizia dalle parole di Jordan Radičkov.
Il corpo voluminoso dell’attore, contrapposto a quello sottile dei serpenti, riesce ad entrare nella biscia spogliandosi di una semplice maglietta che incarna la pelle del serpente. In questo caso c’entra la mimica. Il gesto che cerchiamo non sostituisce compiutamente la parola; sebbene minimo, è enfatico.
Il gesto che ci interessa non vuole descrivere un comportamento, ma è un atto che contiene la fisicità dell’animale. Occorre quindi rinunciare a gesti scomposti perché qui a teatro ogni gesto è irreparabile, ma nello stesso tempo non ricercare gesti che cristallizzano i significati. Così l’attore va verso la biscia e non la biscia verso l’attore.