Tu, misura assoluta di tutte le cose

Poiché tu, in considerazione del tuo vigoroso appetito e di una particolare attitudine mangiavi tutto rapidamente, bollente e a grossi bocconi, anche tuo figlio doveva affrettarsi… Gli ossi non si potevano rosicchiare, ma tu lo facevi; l’aceto non si poteva sorbire, ma tu lo facevi. La cosa più importante era tagliare il pane diritto; che tu però lo facessi con un coltello grondante di sugo era indifferente. Si doveva fare attenzione a non lasciar cadere avanzi di cibo sul pavimento; di solito erano tutti sotto di te. A tavola ci si doveva occupare solo del pasto, tu però ti tagliavi le unghie, facevi la punta alle matite, ti pulivi le orecchie con uno stuzzicadenti. 

Non fraintendermi, sarebbero stati di per sé particolari completamente insignificanti: per me divennero schiaccianti perché tu, misura assoluta di tutte le cose, non ti attenevi ai comandamenti che mi imponevi.

Franz Kafka, Lettera al padre


 Crediti 

½: Bruna Gambarelli
½: Fabiana Terenzi
Regia: Febo del Zozzo
Produzione: Laminarie
con il patrocinio del Comune di Cesena
Anno, 1996  


Prima rappresentazione 11 maggio 1996, Teatri di Vita. Bologna nell’ambito del Premio Iceberg.
Lo spettacolo viene presentato in anteprima il 5 marzo 1996 nella Chiesa Santa Maria delle Lacrime di Longiano (FC).

Due figure si piegano sotto il peso del fango che incombe su di loro, sottolineando la forza che subiscono e, allo stesso tempo, la forza che impongono alla terra.

Dagli abiti quotidiani e dai movimenti si intuisce che la loro è una situazione abituale, normale. Pur non essendo completamente coscienti del peso che portano, cercano di estraniarsi compiendo movimenti incompatibili con la loro condizione.

I pensieri sono gravi, pesanti, compressi all’interno del corpo, la voce fatica ad uscire, la respirazione è affannosa, momenti di apnea evidenziati dalla caduta dall’alto di stantuffi che comprimono l’aria.

Ogni figura reagisce a suo modo allo stato di costrizione. Le diverse reazioni sono in realtà complementari. Ambedue le figure sono destinate perché, fin dall’inizio e senza esserne consapevoli, hanno ceduto il loro consenso all’oppressione. Non hanno la tensione per poter evolvere o involvere. Questo è il risultato. Invertono i fattori, ma il risultato continua a non cambiare. Il confine si vede, marchia e chiude il cerchio. 

Sanno che adeguarsi non è sufficiente è necessario mantenere una propria personalità, rispettare le proprie pulsioni, non trovano in ogni caso, una libera azione. Si collocano in un lembo, in un istmo, che viene eroso man mano, camminano in un solco scavato dal loro istinto. Non sono adeguate, non trovano scopi, picchiano e ripicchiano afferrano e si stringono, salgono e si incatenano.

Cercano più volte di concludere fino ad arrivare ad un termine irrevocabile.

Non trovano, ma tentano e poi riprovano, ma il tentativo di prima è passato, lo riprovano ma non ha più quel senso.


PRESS

Sulla base del testo di Kafka e con una forte espressione fisica in uno spazio straordinariamente umido e coperto di fango le attrici agiscono come fossero sculture furiose di terracotta viventi. Loro mostrano l’angoscia umana e i dubbi interiori degli esseri umani nel cerchio chiuso della vita. Parlando delle metamorfosi dello spirito umano e della tendenza verso i diversi processi.

La scultura di terracotta è una forma non finita, ma anche un potenziale vivo; è un materiale nato da un gioco delle forme, è una ricerca per una cosa definitiva in cui questo materiale sarà realizzato, in cui verrà detto perché esiste.

Ljubica Ostojic – “Oslobodenje”

Lo spettacolo Tu, misura su tutte le cose segna l’atto di nascita di una nuova compagnia, l’”Associazione Laminarie” che già da questo primo esito si pone come uno dei giovani gruppi più interessanti del momento. Provenienti da un lungo lavoro con una delle più celebrate formazioni di ricerca, la”Raffaello Sanzio”, il regista Febo del Zozzo e le interpreti Bruna Gambarelli e Fabiana Terenzi, procedono, seppur in maniera autonoma su questa stessa linea di riflessione, con un’attenzione concentrata sui valori formali della costruzione scenica, sulla suggestione visiva e su un mescolamento delle diverse componenti dell’azione teatrale, dalla presenza fisica dell’attore all’uso della voce. Il titolo del loro primo prodotto scenico rivela subito una traccia Kafkiana … ma è la visione che appare allo spettatore a definire una forte dimensione drammatica […] le figure si rotolano, camminano, si trascinano a fatica nell’impasto terroso e intanto spezzettano le frasi, masticandole e distorcendole, portandole su registri acuti o gravi, sottraendo così veridicità e ogni possibile patetismo a quelle dolorose parole.

Antonio Audino – Il Sole 24 Ore

Laminarie con Tu, misura su tutte le cose, raggiungono una rotta di collisione con Kafka.

Due personaggi si muovono dentro una struttura scenica che li costringe al conflitto e alla continua evasione di un rapporto simbiotico…una dimensione umana irrisolta resa ben evidente anche dalle scelte scenografiche, dove il fango e una fitta rete di fili costruiscono una metaforica gabbia per fantocci privi di una propria identità.

Liberazione

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