Chi pensa che le invenzioni e scoperte che hanno cambiato la nostra vita siano dovute a macchine complesse o allo studio di sapienti austeri, commette un errore, perché in realtà, se noi Europei siamo ancora qui, questo è dovuto ai fagioli, che erano la carne dei poveri.
Crediti
teatro itinerante per i bambini – dai 4 anni
con Livia Gionfrida, Patrizia Comitardi, Matteo Ripari, Samuela Bacchereti,
Maurizio Mantani, Alice Padovani, Federica Rocchi
drammaturgia Bruna Gambarelli
ricerca sonora Febo Del Zozzo, Luca Ravaioli
ricerca e montaggio materiali filmati Bruna Gambarelli, Lino Greco
scene Febo Del Zozzo
opere pittoriche Giuliano Guatta
costumi Bruna Gambarelli
regia Laminarie
assistenti di produzione Alice Padovani, Federica Rocchi
organizzazione Federica Furlanis
Prima rappresentazione 10 giugno 2003, ex Salara, Bologna.
In Jack e il fagiolo magico si esplora il linguaggio della fiaba popolare, lavorando sul suo elemento fondamentale: il percorso. Seguiamo il protagonista in un viaggio, conosciamo già la destinazione, ma vogliamo comunque procedere, verificarne tutte le tappe, dalle difficoltà iniziali, alle prove da superare. L’urgenza della fame spinge Jack a cercare una soluzione in un altro mondo, che si può raggiungere solo salendo lungo la pianta di fagioli.
Jack supera per tre volte le prove, vince la paura dell’orco e viene ricompensato generosamente. Nelle fiabe non c’è mai delusione: si è sempre esauditi. I desideri si avverano grazie a una serie di azioni concrete che risolvono la situazione. Jack riconquista la fiducia della madre, grazie a lui non soffriranno più la fame. Forse è diventato adulto, certo non potrà più tornare nel mondo delle nuvole perché, c’è stato detto, la pianta non germoglierà più.
Lo spettacolo entra in stretta relazione con gli spazi architettonici che lo ospitano, reagendo a diversi ambienti (esterno-interno, reale-astratto). La narrazione fa uso di materiali video eterogenei tratti dal repertorio del cinema delle origini, di animazioni e non solo, montati per vedere la crescita della pianta di fagiolo e il Paese delle Nuvole.
L’azione scenica si completa con il contributo di quattro opere pittoriche di Giuliano Guatta, artista del panorama contemporaneo che si distingue per la capacità di attuare inconsuete strutture narrative. I dipinti raccontano una storia che si inserisce nella fiaba in modo autonomo, riprendendone echi e suggestioni.
La fiaba oltrepassa senza fatica ogni confine linguistico, attraversa diverse culture: la sua ubiquità è altrettanto stupefacente quanto la sua immortalità. Qui passerà attraverso diversi linguaggi, cinema, pittura, architettura, per giungere a quello della scena.
PRESS
Uno degli elementi fondamentali della poetica di Laminarie sia l’idea di spazio. Ciò non dipende dal fatto che il gruppo teatrale non possieda un proprio luogo ove rappresentare i propri spettacoli, o perlomeno questo è stato un fattore contingente che poi ha messo in moto cose che esistevano già o comunque che si sono andate formando.
Credo che il teatro, più che per quello che dice, sia fondamentale o sia riconoscibile proprio per il modo in cui organizza lo spazio.
Laminarie è riuscita a costruire dei tragitti entro cui prendono forma determinate situazioni; mi riferisco soprattutto a Jack e il fagiolo magico e a Le ferriere di Efesto che è stato rappresentato all’interno di una ferriera vera e propria.
In questi casi è evidente che il lavoro di Laminarie (…) riesce a rendere visibile forze che abitano dei luoghi (…) Questo accade negli spettacoli di Febo Del Zozzo e Bruna Gambarelli laddove lo spazio è costruito, vissuto, “cade” tra i corpi che lo abitano mettendo in evidenza le forze invisibili che ci sono.
Entrare e cercare, attraverso lo spazio, di costruire dei luoghi, è una delle caratteristiche fondamentali di questo gruppo.
Marino Pedroni, L’ARPA SI SENTÌ RUBATA. Pensieri attorno a Laminarie, al teatro e alla fiaba