Pietro Bianchi
Nato a Fontanelle di Parma il 24 giugno 1909 e spentosi nel suo castello di Baiso il 2 settembre 1976, Pietro Bianchi fu critico letterario e cinematografico di straordinaria, limpida acutezza, collaboratore di giornali e riviste, autore di libri e monografie, titolare, dalla fondazione, della rubrica di critica cinematografica de “Il Giorno” e poi curatore della pagina culturale del quotidiano milanese.
Raffinato intellettuale, appassionato di cinema, letteratura, arte, e di ogni manifestazione dell’attività creatrice, Bianchi seppe fondere, nei suoi testi, suggestioni, interessi e illuminazioni derivanti dalle varie discipline artistiche che egli amorosamente osservava e indagava.
Pietro Bianchi è stato tra i più grandi critici cinematografici italiani, ha svolto per quarant’anni l’attività di giornalista cinematografico collaborando alle pagine culturali di diverse testate, ha inoltre pubblicato libri e monografie, elaborando una teoria critica che si basava sull’ interdisciplinarietà.
Nel 1996 LAMINARIE dedicò al critico un’ampia manifestazione L’OCCHIO DI VETRO. IL CINEMA VISTO DA PIETRO BIANCHIcostituita da rassegna cinematografica, mostra documentaria e fotografica, convegno e pubblicazione di un catalogo.
Tutta la manifestazione si è resa possibile grazie a un lungo lavoro di ricerca che ha riguardato tutti gli ambiti di interesse di Pietro Bianchi. Questa ricerca ha immediatamente risentito di due difficoltà. La prima determinata dall’inesistenza di un archivio famigliare di Pietro Bianchi (che è stato completamente distrutto alcuni anni fa dall’allagamento della villa vicino a Forte dei Marmi in cui il critico passava le vacanze), la seconda determinata dalla attività stessa di Pietro Bianchi. L’attività del critico cinematografico Pietro Bianchi si documenta fondamentalmente attraverso i suoi articoli, i pochi pubblicati e i molti che abbiamo cercato nell’Archivio de “il Giorno”. Ma noi volevamo studiare i frequenti rapporti di Pietro Bianchi con i letterati, con i giovani cronisti di provincia, con i pittori, nonché con gli sceneggiatori e i registi. Tutto ciò perché crediamo che l’attività critica di Bianchi sia particolarmente interessante proprio in virtù dei suoi frequenti riferimenti alle altre arti. E’ iniziato quindi il lavoro di ricerca del materiale fotografico, che è stato in parte pubblicato sul catalogo, presso gli archivi, le agenzie e gli amici del critico. Questo lavoro ci ha permesso di entrare in contatto con una vasta cerchia di persone che ci hanno aiutato a ricostruire il contesto nel quale maturava la teoria critica di Pietro Bianchi.
Si ritenne opportuno realizzare all’interno di quella manifestazione uno spazio dedicato ad un convegno, al quale sono intervenuti alcuni tra i maggiori critici cinematografici e storici del cinema, che hanno accolto con favore l’idea di una manifestazione dedicata a Pietro Bianchi. Il convegno si è tenuto all’interno del castello matildico di proprietà della famiglia Bianchi, abitazione di Pietro e luogo di incontro per molti uomini di cinema negli anni ‘60.
Nel 2006, Laminarie ha curato presso il Castello di Baiso la manifestazione FESTA IN ONORE DI PIETRINO, in occasione del trentennale dalla sua scomparsa.
Nel 2009, Laminarie ha prodotto il cortometraggio Il Portoghese – appunti per undocumentario su Pietro Bianchi
a cura di Bruna Gambarelli
con la collaborazione di Fabiana Terenzi e Febo Del Zozzo
estratti dal catalogo:
Pietrino senza lacrime
TULLIO KEZICH
E mi sono detto che la chiave per capire Pietro Bianchi è quella che usiamo per decifrare e perpetuare il messaggio degli artisti. Che insomma a Pietrino bisogna pensare più come a un artista che a un critico. O, se volete, a un critico-artista.
Ricordo di Pietrino
ALBERTO ARBASINO
E proprio qui Pietrino fu un committente acuto e benigno, per molti. Tutto si trattava al caffè Giamaica, o andando e tornando dal cinema, o addirittura al ristorante Rigolo, che non molti potevano permettersi. Ottimo conoscitore di letteratura francese, con percorsi e scambi continui e trasversali e instancabili fra gli “orticelli” del cinema e della letteratura e delle arti, era un animatore e provocatore vivacissimo nei suggerimenti e negli incarichi: proprio perché quella curiosità intellettuale contagiosa e inesausta era innanzitutto la sua.
Un bel viaggio
PAOLO MURIALDI
Nella critica cinematografica portò una dimensione figurativa, secondo la lezione di Longhi. E poi capiva al volo, come accadde con Rashomon, svalutato dal critico del maggior quotidiano italiano e rivalutato da Pietrino nell’edizione del pomeriggio.
Un maestro di parole
LUIGI MALERBA
Succede che il meglio di alcune persone si disperda nell’aria e solo la memoria degli amici ne possano dar conto con qualche verosimiglianza. Succede ed è successo a tanti maestri che hanno dedicato alle lezioni in cattedra le loro energie migliori, tutta la loro intelligenza. Pietro Bianchi era uno di questi dissipatori della propria intelligenza, un “maestro di parole” inteso nel senso migliore della definizione. […] Una sapienza dedicata soltanto agli amici che da ogni sua parola imparavano come si può guardare con occhio disincantato ai monumenti della letteratura e della cinematografia italiana o straniera. Se c’è una persona che ha combattuto con spirito e leggerezza la “monumentomania” degli Italiani, questo è Pietrino Bianchi.
Piccoli guerrieri mongoli
MARCO GIUSTI
E’ difficile dire cosa resta di un critico come Pietro Bianchi oggi. Dalla cineteca della Rai vengono fuori curiosi frammenti. Pietro Bianchi che dice la sua sui nuovi film della stagione, che introduce con molta classe la cerimonia di premiazione dei David di Donatello, che parla della Certosa di Parma in uno sperduto documentario di Leo Pescarolo su Parma dove compare anche Cesare Zavattini alle prese col culatello. E, grazie a Bruna che ha voluto questo omaggio, viene fuori che ha curato lui i terribili caroselli poetici della Barilla con Giorgio Albertazzi declamanti. […]
Il problema è che temo non venga fuori del tutto la personalità di Pietro Bianchi neppure dalle sue critiche cinematografiche.
[…] Quello che viene fuori dagli scritti di Pietro Bianchi, e anche dai suoi pochi documenti filmati, è un gusto, una grazia nei rispetti del cinema, dello scriverne e del parlarne assolutamente lontano e perduto oggi. E’ un modo letterario, divertito e ricco pur nella sua apparente semplicità. […] Per questo, come Luzi, vengono fuori dalle pagine di Pietro Bianchi omaggi a film sconosciuti e lontani, piccoli, che hanno sulla pagina lo stesso spazio di un Hitchcock.
Prima della Nouvelle vague, prima di Quentin Tarantino, prima delle tante rivoluzioni critiche, Bianchi scopre i capolavori minori di Tay Garnett o di William Wellman. E li descrive come li avremmo voluti descrivere noi quando li abbiamo visti. Con occhi, forse di vetro, ma assolutamente asciutti.
La camera da letto
ATTILIO BERTOLUCCI
Dunque, seguitelo: profittando
del danaro facile nella sua famiglia mercantile
frequenta assiduamente,
come nessuno, anche solo, in ore del tutto
insolite… Le ha visitate in tempo di scuola,
di mattina tardi, struccate come sorelle
o madri giovani più pigre della norma: chi
può giudicare meglio di lui le effettive qualità
fisiche, la simpatia umana,
che pure si richiede, l’età giusta? Ma
non entra per primo, si mescola
e mimetizza sempre, quando è il caso,
lasciando che presenti
la sua faccia ardita e incantata,
il più alto e il più bello – sino a ieri
campione imbattibile di cerbottana: di quelli
che si innamorano innamorando di sé
la più minuta – occhi incassati zigomi
orientali o slavi accesi come garofani – :
e si perde subito con lei a lungo…
Nel salotto caldo, rutilante di seta gialla
e di lampade d’oro, di raso crema e carminio,
l’esperto è tornato
a condurre la conversazione (e ne rallenta
il tempo ai fini di assaporare in bocca il gusto
del fumo) mai dominante come ora
che sta seduto, puntato sul tenero
d’un divano di molli lente… Lo ascoltano,
così facevano nel vento crepuscolare;
ma ora l’uno ora l’altro si sottrae
ai suoi sofismi, assolve doloroso
al suo dovere. E se il giovane –
gambe lunghe efelidi brune occhi piccoli –
non torna mai, toccherà proprio a lui, instancabile Socrate,
restare solo, senza uditorio, con
uno specchio che gli rimanda la figura perplessa.