Ampio raggio
Esperienze d’arte e di politica
Numero uno | luglio 2010
Laminarie editrice
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ISSN 2037 – 3147
Direzione Bruna Gambarelli
Cura Federica Rocchi
Hanno collaborato: Alfonso Berardinelli, Giancarlo Gaeta, Massimo Marino, Yoshiaki Nishino, Susanna Stigler, Federico Zanettin.
Le riflessioni che compongono questa rivista nascono dall’incontro con persone e opere che hanno abitato lo spazio di DOM la cupola del pilastro o che hanno significativamente attraversato la pratica teatrale di Laminarie.
Indice
Premessa
Bruna Gambarelli
Fare. Pensare. Per una giovane rivista
Massimo Marino
Tentativo di una museografia sintetica
Yoshiaki Nishino
Il teatro tra le rocce
Residenza a TorifunButohSha
Laminarie
Conversazione
Pedagogia dell’esperienza
tra Luigi Monti, Luca Lambertini, Bruna Gambarelli;
Febo Del Zozzo, Federica Rocchi
Incontri
Teletorre 19
Intervista di Federica Rocchi a Gabriele Grandi
Esiste ancora la critica militante?
Alfonso Berardinelli
Il racconto
Come da catasto, ovvero cambio di destinazione d’uso
Susanna Stigler
La recensione
L’uomo che verrà e La bocca del Lupo
Giancarlo Gaeta
Una striscia
Little Nemo
Federico Zanettin
Press
Fuori catalogo, introvabili o alla macchia, sono per definizione le riviste non patinate, i fogli volanti, le fanzines. A volte se lo meritano: perché scimmiottano le avanguardie del ‘900, raccogliendo minoranze che somigliano a involontarie parodie dei grandi media.
Figuriamoci poi a Bologna, dove di solito l’impegno sociale fa da alibi alla scarsezza letteraria (e viceversa), dove il kitsch sofisticato del fumetto è confuso con pittura o romanzo, l’intervento da talk-show col pamphlet anarchico. Ma tanto più, allora, merita d’essere segnalata una nuova pubblicazione in cui i più diversi ambiti disciplinari, anziché venir volgarizzati, trovano ciascuno uno spazio ben scandito.
E’ una rivista di piccolo formato, composta da contributi brevi, puntuali e antidemagogici, seguiti da un sunto in inglese, impaginati dalla grafica mossa di Alex Weste, e intervallati da foto che sembrano frammenti d’uno specchio da ricomporre a fine lettura.
Si chiama Ampio Raggio, e la produce il gruppo teatrale delle Laminarie, diretto da Bruna Gambarelli e insediatosi al Pilastro sotto la cupola del Dom. La sede, adiacente alle scuole, è diventata presto un punto di riferimento sia per questa periferia sia per movimenti culturali di portata internazionale.
Il primo numero della rivista si apre con un diagramma che riepiloga un anno d’esperienze scenico-politico-sociali, e con un sobrio manifesto di Massimo Marino. Poi si passa all’articolo sulla museografia sintetica vergato da un accademico giapponese, e seguito
racconto degli attori delle Laminarie su una tourneè nell’estremo, roccioso, danzante Oriente. Quindi i gestori del Dom dialogano coi redattori della rivista “Gli Asini” sulla loro possibile funzione educativa: e con cauto senso critico ragionano su come colmare lo iato tra pedagogia e territorio. Più avanti interviene Gabriele Grandi, ideatore di quella tv via cavo che dal duemila trasmette da un palazzo pilastrino di via Casini 4, proponendo un uso non alienato del mezzo per eccellenza alienante. Poi c’imbattiamo in un saggio di Giancarlo Gaeta, massimo esperto italiano di Simone Weil, che analizza la Marzabotto dell’Uomo che verrà e la Genova marginale della Bocca del lupo, ritrovando in entrambi lo stesso umanesimo non conciliatorio. Lì accanto, Alfonso Berardinelli definisce il critico militante come l’antropologo della propria famiglia; mentre Susanna Stigler rifiette sul rapporto tra spazi estetici e riuso inedito dei più quotidini luoghi cittadini. I temi sono tanti, ma il filo che li tiene insieme è chiaro. Radicandosi nel quartiere più “difficile” di Bologna, le Laminarie si chiedono come organizzare una cultura che sia aperta ma non pubblicitaria, rigorosa ma non di casta: e Ampio Raggio è già una nutriente testimonianza di questo progetto.
Il corriere di Bologna
16 febbraio 2011
Bologna Fuori Catalogo
Un pilastro ad Ampio Raggio
di Matteo Marchesini