Fertile – DOM febbraio maggio 2011

La prima organica rassegna curata da Laminarie a DOM la cupola del Pilastro presenta un articolato programma che porta i linguaggi contemporanei sulla scena di DOM da marzo fino a maggio 2011.

bottone artwork

Dall’inaugurazione con Chiara Guidi alle residenze creative di giovani danzatrici, dagli spettacoli internazionali del festival F.I.S.Co. alla lettura pubblica della Costituzione fatta con i cittadini del Pilastro: sono solo alcuni dei molti appuntamenti che hanno composto la rassegna Fertile, un articolato programma che ha portato i linguaggi contemporanei sulla scena di DOM La cupola del Pilastro da marzo fino a maggio 2011. 

Un titolo, Fertile, che già da solo racconta la vocazione femminile di questo primo calendario organico di ospitalità curato da Laminarie a DOM, che ha dedicato uno spazio del tutto particolare a lavori creati da artiste donne di diversa generazione. Un programma che si muove in equilibrio tra radicamento sul territorio e apertura internazionale, affiancando le proposte di compagnie affermate a quelle di giovani artisti. 

“Laminarie – ha dichiarato per la conferenza stampa l’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti – ha puntato in questi anni con scelte nette e decise su un modo diverso di fare teatro, fortemente esplorativo, lavorando con successo su piani diversi sia etici che estetici. Nella difficoltà, oggi più che mai, di continuare a credere nelle politiche culturali quali strumenti per affrontare le esigenze di un territorio e di ideare progetti in grado di rispondere efficacemente a questi bisogni, il lavoro di Laminarie, cresciuto a poco a poco nella periferia, è diventato un modello, una strada per resistere ai duri colpi che il Governo sta assestando al sistema teatrale e culturale del nostro Paese”.

Il programma di Fertile si è articolato da cinque  capitoli, cinque azioni che hanno scandito il calendario delle iniziative: “Declama”, ciclo di quattro letture sceniche; “Esce” che ha previsto due appuntamenti con il festival F.I.S.Co. curato da Xing; “Incanta”, giornata dedicata a tre cori e ai loro repertori di musica popolare; “Risiede”, che ha visto tre giovani compagnie presentare l’anteprima del nuovo spettacolo dopo una residenza creativa a DOM. Inoltre, è stata allestita nel foyer di DOM la mostra fotografica Hoola Hop & Hjiab di Priscilla J. Smith, reportage dalla Siria che concentra l’attenzione sui volti dei bambini e delle donne.

 

declama
sabato 5 marzo 2011 ore 20.00
INTRODUZIONE A FLATLANDIA
incontro con Massimo Ferri – docente di geometria all’Università di Bologna
a seguire aperitivo 

 
ore 21.30 
Chiara Guidi / Societas Raffaello Sanzio
FLATLANDIA

lettura drammatica e musicale
racconto fantastico a più dimensioni, pubblicato anonimamente nel 1882
scritto da Edwin Abbott Abbott (1838–1926)

La figura geometrica di un quadrato incontra una sfera e intuisce, con sospetto, che possa esistere un mondo a tre dimensioni: alieno, inestricabile, inconcepibile. Tutto il racconto appartiene interamente a una terra piatta, e con perfetta coerenza descrive l’ambiente e la vita di esseri schiacciati che neanche immaginano un’altra dimensione. Se la curiosità scientifica si concentra piuttosto intorno all’idea della quarta dimensione, Abbott indica lo straniamento dello spazio euclideo attraverso lo sgomento della seconda dimensione. Non ci sono uomini in questo mondo. Ci sono punti, linee e piani, intensità e tensioni superficiali. C’è un puro spazio 
piatto, disumanizzato con acribia e metodo geometrico. È uno spazio del progetto, della mente. Sta a noi, persone umane, incredibilmente dotate di corpo (già, che cos’è un corpo?), capire la sospensione metafisica di quel momento in cui una sfera “cala” dall’alto per intersecarsi con il piano. Dobbiamo farlo, però, immaginandoci piatti, come figure ritagliate nella carta. Solo così si apre la visione: immaginarsi un mondo che non esiste, in questo mondo. Nel mondo di 
Flatlandia questo mondo non esiste. Siamo noi l’al di là. Siamo noi le “sfere”. 
E l’assurda affermazione di un mondo reale soltanto sulla carta fa sospettare che forse è il mondo dei corpi a essere davvero alieno. Il valore di questo paradosso consiste alla fine proprio in questo: non c’era nessuna ragione valida per farlo. 

sabato 19 marzo 2011ore 20.00
INCONTRO CON MARTA CASARINI

Marta Casarini ha 26 anni e fa:
il pane, i capricci, la bibliotecaria solo per quest’anno, la lettrice di fiabe per bambini e la scrittrice.
Ha pubblicato per la Voras edizioni il romanzo “Nina Nihil giù per terra” e vari racconti in diverse antologie, l’ultima delle quali “Attraverso passaggi” (Malicuvata).
Ha curato la rubrica dell’oroscopo ironico per il sito Fernandel, e adesso la cura per un blog di Repubblica. 
Piange, ama. Non si stanca facilmente.

a seguire aperitivo 

ore 21.30 
Vania Moretti
A FUOCO LENTO

di e con Vania Moretti


Sono nata a  Contarina, un paese compreso tra i due grandi fiumi italiani  il Po e l’Adige. Lì niente è mai uguale, l’incontro tra acque e terra disegna sempre nuovi confini e  la vastità dei luoghi rapisce i sensi. Ho iniziato a lavorare a 14 anni, facevo la sarta, ma non mi sentivo nata per stare ferma così,  a 16 anni, ho fatto fagotto e ho cominciato a viaggiare lavorando negli alberghi.
A 20 anni pronta a salpare per i Caraibi con la nave da crociera Queen Elizabeth, sono stata colta da una malattia al cuore. Primo stop alla vita che avrei voluto. Ho cambiato tutto, ho aperto un’attività e mi sono ristabilita a Contarina, ma chi è figlio del delta cerca sempre di ridisegnare la sua vita, di ampliare i propri confini.
Nel 1998 sono ripartita, per Bologna, dove vivo tuttora. A 32 anni, pronta a ricambiare tutto, mi sono ammalata di nuovo. Dal 4 Agosto del 2004 il dolore non mi ha più abbandonato, è come vivere in due, un continuo scendere a compromessi. La malattia è degenerativa e limita molto la mia motricità e per me, che avevo fatto del movimento il mio manifesto, è stato difficile accettare la quasi immobilità. Ho vissuto gli ultimi anni cullando l’idea di tornare a vivere come prima.
Questo testo nasce dall’esigenza di essere onesta con me stessa, nasce per fare il punto della situazione, capire chi sono diventata e come lo sono diventata, riconoscere come la malattia mi abbia insegnato a viaggiare dentro di me e a scoprire e ridisegnare sempre nuovi confini. Lo regalo a chi non dice mai “tanto non serve a niente”, lo regalo a chi ha il coraggio di cambiare.

nella stessa serata >

INAUGURAZIONE della mostra fotografica
Hula Hoop & Hijab di Priscilla J. Smith

Il racconto fotografico di Priscilla J. Smith focalizza l’attenzione sui volti e sulle anime di donne e bambini della Siria, specchio di un paese sospeso tra un ossequioso rispetto di usi e costumi millenari e un embrionale slancio verso il cambiamento e la modernizzazione.
A dieci anni dall’elezione di Bashar al-Asad, presidente progressista, la Siria rivela un volto schizofrenico di contraddizioni e incoerenze, fra tradizione e volontà di omologazione a un tempo che non le appartiene. Nella ricerca dei contrasti e del paradosso spiccano le donne e i bambini, simbolo di un’evoluzione che in questo paese non necessita di una rottura, contro la regola del “non ci può essere evoluzione senza cambiamento”. Questi quindici scatti, presi tra maggio e agosto 2010, rappresentano una ricerca per cogliere una realtà complessa ma evidente: “così è, come vi appare”.


Mercoledì 24 marzo 2011
Ore 18.30
Il patto – Lettura pubblica della Costituzione


Nel patriottismo della Costituzione non trovano posto né il conflitto né la negoziazione tra parti politiche. Quella divisione tra i cittadini, sciaguratamente e costantemente rinfocolata nel dibattito partitico e malignamente enfatizzata dai media, è il segno della fragilità della nostra democrazia che non è stata costruita nel rispetto della legalità costituzionale.
Francesco Paolo Casavola

In un momento storico nel quale si riscontra con sempre maggiore frequenza l’attribuzione della Carta Costituzionale a un partito o colore politico, piuttosto che un’adesione profonda ai principi civili che essa esprime, riteniamo che sia necessario promuovere una giornata pubblica di incontro e di approfondimento dei principi fondamentali contenuti nella nostra Costituzione.

Laminarie inviterà alcuni lettori provenienti dal quartiere e dalla città, appartenenti a gruppi sociali, categorie professionali, fasce d’età differenti a leggere un articolo a scelta della Costituzione e a comunicare la personale risonanza del testo.


PROGRAMMA
ore 18.30  Lettura degli articoli fondamentali della Costituzione 
ore 19.30  Lettura di brani del Risorgimento a cura di Istituto Comprensivo 11
ore 20.00  Conclusioni di Vinka Kitarovic

Progetto a cura di Laminarie 
Con il contributo di ANPI San Donato
In collaborazione con Istituto Comprensivo 11
Nell’ambito delle iniziative del Tavolo di Progettazione Partecipata – Quartiere San Donato

sabato 2 aprile 2011 
ore 20.00
IL TEMPO NON CURATO
Il testimone nei processi per crimini di guerra
INCONTRO CON ANDREA SPERANZONI

Andrea Speranzoni è avvocato penalista del Foro di Bologna, ha difeso i familiari delle vittime nei processi per gli eccidi nazifascisti di civili a Marzabotto, Casalecchio di Reno, Monchio (Modena), Cervarolo (Reggio Emilia) e Vallucciole (Firenze). Collabora con la cattedara di procedura penale europea ed internazionale dell’Università di Milano-Bicocca, studiando le problematiche relative ai crimini contro l’umanità ed allle vittime dei reati.

a seguire aperitivo

ore 21.30 
Sandra Cavallini
Rapporto su LA BANALITA’ DEL MALE

Da Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil di Hannah Arendt (1963)
Riduzione scenica di Paola Bigatto e Sandra Cavallini
Con Sandra Cavallini

[…] Eichmann non capì mai quello che stava facendo. E non era uno stupido, era semplicemente senza idee, una cosa molto diversa dalla stupidità. E proprio quella mancanza di idee lo predisponeva a diventare uno dei maggiori criminali del suo tempo, perché la mancanza di idee, la lontananza dalla realtà, possono essere molto più pericolose di tutti quegli istinti malvagi che si crede siano innati nell’uomo. È stata questa la lezione del processo di Gerusalemme.” (La banalità del male – Hannah Arendt)


Rapporto su la BANALITÁ DEL MALE, con Sandra Cavallini, porta in scena l’amara e lucida riflessione della Arendt a partire dalle vicende storico politiche e di cronaca processuale: rifacendosi al titolo originale dell’opera, evoca e privilegia una dimensione di condivisa prima stesura ad alta voce, di quel resoconto-reportage del processo ad Eichmann in Gerusalemme, che divenne poi il noto saggio. 
Il senso politico e sociale dell’adattamento teatrale è costituito sia dai contenuti storici e filosofici a cui si fa riferimento (gli stadi del criminale piano nazista, la progressiva scansione delle leggi razziali, l’insorgere del conflitto mondiale, il processo in Gerusalemme), sia dalla consapevolezza che la capacità di giudizio che ci distoglie dal commettere il male non deriva da una particolare cultura ma dalla capacità di pensare. 
Dove questa capacità è assente, là, si trova la banalità del male.

9 e 15 aprile
esce> DOM ospita “SEGUE” F.I.S.Co. 11 
Festival Internazionale sullo Spettacolo Contemporaneo curato da Xing

Sabato 9 aprile 2011 ore 22
Antonia Baher
For Faces (unplagged) – Prima italiana

Di Antonia Baher
Interpretazione & coreografia: Sabine Ercklentz, Andrea Neumann, Arantxa Martinez, William Wheeler

For Faces, quartetto coreografico per il viso, avviene nello spazio dei volti di quattro performers che diventano teatro di una microcoreografia.
Il pubblico, seduto come in un anfiteatro, osserva nel dettaglio la fluttuazione di ogni movimento. Labbra che si contraggono, battiti di ciglia, narici che si dilatano, mandibole serrate, una bocca aperta, la testa che si scuote o sguardi che si abbassano. Nello sviluppo del lavoro la forma del ritratto si fonde con la dimensione del paesaggio, a partire da uno spunto di Gertrude Stein: i performer sono simultaneamente individui distinti e parte di un’entità unica. L’esplorazione dei comportamenti e la relazione tra performer e spettatore è il centro di questa composizione. In questo senso For Faces è un lavoro sull’atto del guardare.
Antonia Baehr è regista, performer, coreografa e film-maker tedesca. Trasferitasi a Berlino negli anni ’90, ha co-fondato il gruppo performativo ex machinis e studiato Film e Media Arts alla Hochschule der Künste con Valie Export. Dal 2006 al 2008 è stata artista associata ai Laboratoires d’Aubervilliers di Parigi. E’ produttrice dei suoi alter ego: Werner Hirsch danzatore, Henri Fleur musicista e coreografo, Henry Wilt compositore.
Ha pubblicato un libro e un vinile sul progetto Ridere.


Venerdì 15 aprile 2011 ore 22
Jonathan Burrows/Matteo Fargion (UK)
Cheap Lecture & The Cow Piece

di e con Jonathan Burrows e Matteo Fargion

Ritornano a F.I.S.Co. Jonathan Burrows e Matteo Fargion, straordinari performer inglesi, con due lavori che toccano con la consueta leggerezza i territori della musica e della danza. Cheap Lecture è un manifesto del metodo di lavoro dei due artisti e del loro modo di relazionarsi al pubblico. Un’opera la cui musicalità nasce dalla parola ritmica, come una sequenza costruita su un’inarrestabile cascata di pensieri. Ispirato a Lecture on Nothing di John Cage, Cheap Lecture è una performance intrisa di humour e filosofia in cui la danza, in senso stretto, è azzerata: sono le parole che danzano e segnano il tempo. Il lavoro è contemporaneo alla pubblicazione di A Choreographer’s Handbook (Prontuario di un coreografo) di cui Burrows è autore.
A seguire The Cow Piece una meditazione caotica sulla danza, la musica, la mortalità.
Jonathan Burrows, danzatore, coreografo, performer inglese, inizia la carriera come solista con il Royal Ballet di Londra, per poi vincere nel 2004, insieme a Matteo Fargion,  il New York Dance and Performance Bessie Award. 
Matteo Fargion, musicista, performer e compositore, nasce a Milano. Inizia la sua carriera studiando all’Università di Natal in Sud Africa. Nel 1988 incontra Jonathan Burrows per il quale scrive musica e compone anche per il teatro, collaborando in particolar modo con il Residenz Theater di Monaco e la Berlin Schaubuehne diretta dal regista Thomas Ostermeier. 


9 e 15 aprile
Critical Cab (in auto con un artista, dal centro di Bologna a DOM, A/R)

incanta
due cori in concerto

Domenica 1 maggio 2011 ore 19-22
Les chemin des femmes – Coro di donne migranti
Bruciando


ll coro di donne migranti Les chemin des femmes ha preso vita ad ottobre 2008 da un laboratorio di “canto sensibile”, tenutosi presso la Casa delle donne migranti Semira Adamu di Modena. E’ composto da circa undici donne provenienti da sette diversi paesi: Ghana, Ucraina, Marocco, Argentina, Eritrea, Moldavia e Italia. 
Il repertorio del coro attinge dal sostrato culturale e musicale che ogni donna ha liberamente consegnato al gruppo e va dalla tradizione ghanese a quella iraniana e ucraina, dal “Tango della femminista” fino al “Medley des femmes”, una mescolanza di melodie e temi popolari originari di diverse parti del mondo. Per Incanta, Le chemin des femmes proporrà un inedito programma dal titolo “Bruciando” in cui troveranno spazio brani del repertorio e una improvvisazione guidata che vira verso sonorità contemporanee e sperimentali.

Mikrokosmos – Coro multietnico di Bologna
Voci dal Mondo 

Mikrokosmos – coro multietnico di Bologna è diretto da Michele Napolitano. Attraverso la musica popolare di varie parti del mondo, Mikrokosmos ha avvicinato e riunito coristi con provenienze culturali, linguistiche e religiose diverse. Formato da oltre cinquanta voci tra i 15 e i 60 anni, ha raccolto fino ad oggi persone provenienti da moltissimi paesi diversi. Il vasto repertorio del coro unisce brani di musica popolare di diverse origini, dai canti della tradizione emiliana ad altri di origine africana o sudamericana. 


risiede
tre compagnie in residenza a DOM presentano in anteprima il loro lavoro

Venerdì 29 e sabato 30 aprile 2011 ore 21.30
Simona Bertozzi
ALEA (iacta est)

Progetto e Ideazione: Simona Bertozzi
Coreografia: Simona Bertozzi (con la collaborazione di Robert Clark)
Danza: Simona Bertozzi, Manfredi Perego

Terzo episodio del progetto Homo Ludens, Alea_iacta est continua l’indagine di Simona Bertozzi sulle categorie ludiche, liberamente ispirata agli studi di  Roger Caillois.
Alea è il termine utilizzato dal sociologo francese per indicare tutte le tipologie di gioco connesse all’azzardo, alla casualità, all’ineluttabilità della sorte.
In Alea_iacta est i due partecipanti si cimentano con il mistero di un indecifrabile destino perseguendo uno schema definito di traiettorie spaziali, ritmiche e figurative che sublimano le due singolarità nel tratto ritualistico del segno ludico. 
Homo Ludens è il progetto coreografico per il 2009-11, composto da quattro episodi distinti: Ilynx_playing vertigo (2009); Agon_portraits of playful competiton (2010); Alea_iacta est (2011); Mimicry (in fase di progettazione).
Simona Bertozzi è coreografa, danzatrice e performer. Dopo studi di ginnastica artistica e danza classica, approfondisce la sua formazione in danza contemporanea in Italia, Francia, Spagna, Belgio. Nel 2007 vince il concorso GD’A con L’Endroit2e che debutta a Londra (The Place Theatre) Festival Aerowaves. Nel 2008 è finalista al Premio Equilibrio all’Auditorium di Roma con il primo studio di Terrestre, lavoro realizzato nell’ambito del progetto internazionale Chreoroam (British Council/The Place, Dansateliers/Rotterdam, Operaestate/Veneto). I suoi lavori sono presenti in numerosi festival sia in Italia che all’estero (Tanec Praha, The Turning World, Correios em movimento, Danse à Lille, Dance Week Festival, Interplay, Fuoristrada, B-Motion, Exister, Danae…). Nel 2009 con il collettivo Gemelli Kessler, vince il premio “miglior produzione indipendente” al XVI Coreografo Elettronico (Napoli) con l’opera di videodanza “Terrestre_movement in still life”.


Giovedì 12 e venerdì 13 maggio 2011 
ore 21.30
La pesatura dei punti
Questo rosso è un’intrusione atomica


Regia La pesatura dei punti; Attori Debora Pradarelli e Carlotta Pircher; Con la partecipazione di Emanuele Giordano, Ruggero Trast, Marcello Petruzzi, Marco Boccaccini; Suono Bob Meanza e Action Dead Mouse; Luci Stefano D’Arcangelo; Scenografie La pesatura dei punti e Valerio Gnesini.
Residenza creativa per l’anteprima presso Dom, la Cupola del Pilastro/Laminarie.

Questo rosso è un’intrusione atomica – il secondo dei tre studi riuniti sotto il nome di Your (you’re) not alone any way e che si affacciano sulla vicenda ormai nota come il Caso Alinovi – prende in esame il corpus delle perizie tecniche (psicologiche, medico legali, tossicologiche,
grafologiche, ecc.) inserite all’interno degli atti processuali che portarono alla condanna di Francesco Ciancabilla.
C’è una concretezza scientifica che permea tutti questi testi, che inevitabilmente si riverbera nello spazio e nell’atto performativo con tutta la potenza incontrovertibile di ciò che è reale e tangibile. Non ci sono filtri che possano edulcorare la crudezza asettica di una perizia medico-legale: una ferita è una ferita e putrefazione non è altro che carne in decomposizione. Eppure c’è un qualcosa che i nostri occhi di spettatori non dovrebbero vedere, un’ironia sotterranea che emerge ed invade lo spazio sonoro. La proverbiale beffa del destino costringe le parole che descrivono la complessità del carattere di un essere umano e delle sue relazioni col mondo e con le persone in una camicia di forza, dove per forza si suggerisce l’unità di misura associata alla scala di Beaufort relativa alla violenza del vento, da un punto zero in cui tutto è calmo, all’esplosione della forza 11, l’uragano, dove più di 64
nodi impediscono di risolvere qualcosa che deve ad ogni costo rientrare sotto il controllo della tecnica per consentire il recupero della calma e dell’equilibrio di partenza.


La cifra stilistica de La Pesatura dei Punti colloca Questo rosso è un’intrusione atomica nella stessa dimensione del precedente Tonight it’s electric, “trasposizione” scenica e sonora delle testimonianze rilasciate da amici, parenti e conoscenti di Francesca Alinovi all’epoca del processo. Il lungo piano sequenza di una quotidianità sottovuoto lacerata da infinite versioni personali della medesima verità che si sgretola, lascia però qui spazio ad un montaggio meccanico di quadri paradossalmente distorti perché generati da un’autoconvinzione di assoluta ed accettabile lucidità. I numeri che traducono le risposte agli stimoli, il rumore di un parere tecnico che rimbalza contro le corde tirate di un parere contrastante, lo spazio vuoto di una conclusione che rimane come imprigionata in una struttura metallica, si accumulano fino a comporre il tessuto sonoro e lo spazio scenico in cui le figure si muovono in un tentativo ostinato ma quasi distaccato di analisi performativa. Ma quello che resta, l’unica cosa realmente inconfutabile, è un insopportabile odore di carne morta.

www.lapesaturadeipunti.com

Venerdì 20 maggio 2011 ore 21.30
Laura Gibertini
Io, Virginie

Coreografia Laura Gibertini; Con Laura Gibertini e Francesca Krnjak; musiche originali Francesca Krnjak; Montaggio video Morena Orsini
Residenza creativa per l’anteprima presso Dom, la Cupola del Pilastro/Laminarie

Essere vista tutta intera,
lasciando scorrere vergogne e timori
alle strade di un vecchio cammino.
Nuove gambe, nuovo corpo, nuova me.
Nel gioco di dirsi ciò che siamo,
il desiderio di tutti…
ci vorrebbero tutti a casa quando i muri cedono
e le crepe aprono
la libertà del respiro.
E io respiro, con te
affannosamente donna
affannosamente uomo
Laura Gibertini

Un assolo danzato in cui la parola nuda cerca spazio con violenza e rabbia. Lo spettacolo è tratto dal libro della scrittrice francese Virginie Despantes King Kong Girl, che ha scandalizzato
la Francia per la durezza con cui contesta tutti i luoghi comuni del femminismo e della società
patriarcale. Rabbioso, crudo, autobiografico, piú che un manifesto del nuovo femminismo, il grido di una donna che ha vissuto sul proprio corpo le ferite della violenza e dell’ipocrisia dominanti. Nel libro si parla di stupro, di prostituzione, di pornografi a, di sesso e non solo in modo astratto. Si respirano dolori, ferite, sconfitte personali. Partendo dalla propria esperienza di ex prostituta, di donna stuprata, di regista di film porno e dalla sua lunga militanza nel punk, la Despentes passa dall’asprezza dell’invettiva alla tenerezza dei ricordi.
E scrivendo con verità e con stile delle donne trent’anni dopo l’èra della liberazione sessuale, si è messa nelle condizioni di farsi odiare sia dai filosofi che dagli psicotici, sia dalle chieriche del femminismo prêt-à-porter che dalle protettrici della morale. Come ha scritto Josyane Savigneau su Le Monde: «King Kong Girl è un manifesto e una dichiarazione di guerra… Eppure, c’è un’incredibile ventata di aria fresca in questa veemente affermazione di libertà per le donne, per gli uomini e per tutti gli altri».